Bastione San Giacomo

Il sistema difensivo della città di Brindisi, si deve ai primi interventi che furono avviati dai Messapi, poi dai Romani per essere ampliati nel corso del medioevo e ancora fortificati dagli Angioini e poi dagli Aragonesi. Si contano i due castelli, quello di Mare o castello Alfonsino – Aragonese e quello di Terra o Svevo, le due porte d’accesso alla città, Porta Napoli e Porta Lecce e i quattro restanti bastioni: Bastione dell’Inferno, Bastione Carlo V, S. Giacomo e “Arruinado”, il quinto, Bastione S. Giorgio, sito nei pressi della Stazione Ferroviaria, venne distrutto per la costruzione di  quest’ultima.

Secondo quelle che erano le prescrizioni dell’architettura militare del XV e XVII secolo, i bastioni si configurano come delle piccole fortezze tozze e possenti, munite di merloni, camminamenti di ronda e caditoie.

Si sviluppano su pianta triangolare (bastione Carlo V), pentagonale (bastione S. Giacomo) con coperture voltate a botte, mentre il torrione dell’Inferno è a pianta circolare e la sua denominazione deriva dal fatto che esso si compone di oltre quaranta bocche di fuoco, dando la sensazione di essere una struttura particolarmente minacciosa.

Porta Napoli, rappresenta la porta d’accesso più antica della città e fu voluta dall’imperatore svevo Federico II, il quale, intento a rafforzare tutto il sistema difensivo della città costruì anche il castello Svevo. Porta Lecce, invece, costituisce il secondo accesso alla città e fu voluta da Ferdinando D’Aragona nel 1464, su di essa sono visibili tre stemmi : al centro è lo stemma dell’architetto militare Ferdinando Alarcone, a destra vi è l’emblema della città di Brindisi, a sinistra quello dell’Imperato re Carlo V.

Adiacenti alla porta Napoli, i resti delle vasche limarie di epoca romana, rappresentano un esempio dell’ingegneria idraulica del tempo, in cui confluiva l’acqua proveniente dai pozzi all’esterno della città, per alimentare le fontane brindisine.

I bastioni vengono attualmente utilizzati dall’Amministrazione Comunale per promuovere mostre e manifestazioni.

L’immobile, sviluppato su due livelli, ha tre ampi ambienti per piani direttamente collegati al piano superiore e tramite scale al piano ipogeo. Dal livello superiore si accede al lastrico solare, da cui si può ancora leggere il tracciato delle mura cinquecentesche sino al Castello Svevo.

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